L'imperatore dalle umili origini commento della Prof.ssa Maria Ruini

L'imperatore dalle umili origini commento della Prof.ssa Maria Ruini

Prof.ssa Maria Ruini
Docente di Antropologia Culturale
Università di Roma "La Sapienza

Presentazione del libro “L’imperatore dalle umili origini” di Pietro Nelli

La presentazione di un volume implica necessariamente la lettura del volume stesso, almeno se si ritiene di adempiere un compito affidato e cercare di esserne degni.
In realtà quando mi è stato proposto questo volume del Prof. Nelli dal titolo Vespasiano un imperatore dalle umili origini, mi sono un po’ preoccupata – lo confesso – per vari motivi: la relativa ampiezza del volume, la mia non più fresca conoscenza della storia romana, data soprattutto dalla mia formazione socio antropologica e politica che pure non trascurando gli elementi storici, si basa su un approccio metodologico e teorico differente.


Nonostante questi primi pensieri una volta iniziata la lettura del volume, sono stata colpita da quella che di fronte ad un’opera d’arte si chiama sindrome di Stendhal e che porta ad una immersione completa nel dipinto, con un annullamento dello spazio e del tempo. In questo caso il libro del quale parliamo ti trascina con sé e ti fa immedesimare nel mondo descritto, in una realtà storica e, scusate l’apparente contraddizione, lontana e vicina al tempo stesso.
E, sempre traslando dall’arte figurativa, pittorica, vorrei ricordare quello che Marangoni ha detto: di fronte a un quadro bisogna saper vedere e non solo guardare. Ecco di fronte a questo saggio – come di fronte a saggi di egual spessore – bisogna non solo leggere, ma penetrare fra le righe, entrare nel contenuto, carpire le descrizioni e il senso del volume.
Riconosco allora i tanti pregi racchiusi in questo volume, da ognuno dei quali ciascuno di noi può, secondo la propria formazione trarre insegnamento, piacere, conoscenza.
Il libro, non sta a me riassumerlo, propone con una mirabile accuratezza che supera ogni normale ricostruzione storica, la storia di un secolo dell’Impero Romano a partire dal 9 dopo Cristo, anno di nascita di Vespasiano. E segue, nel corso degli anni, la lunga vita di Vespasiano in un affresco storico di ampio respiro.
Gli anni dell’Impero romano, le battaglie e le guerre, i fasti e le feste, vittorie e sconfitte, trionfi ed errori, tradimenti e brutali assassini, atti eroici e pazzie, costituiscono lo scenario di un’epopea storico/sociale datata duemila anni orsono, ma che rivela una sua perenne continuità e, pure se in forme diverse, una sua attualità.
Il personaggio centrale di questo saggio, Vespasiano, un uomo semplice, modesto, ma non povero, di origini contadine ma istruito, arguto e colto, uomo di buon senso né stravagante, né capriccioso. Nasce quando ancora Augusto è alla guida dell’Impero Romano vicino Rieti e cresce in famiglia, influenzato dalla educazione e dall’affetto della nonna paterna e della madre. 
Il nostro autore, attento ai particolari, ci indica che anche da imperatore Vespasiano continuò a bere nella piccola tazza d’argento della nonna. Il rispetto verso le donne traspare anche dal suo comportamento nei confronti delle sue compagne. Sposato con Domitilla, rimasto vedovo, si prese in casa Cenide la sua amante di sempre e la trattò quasi come una moglie, con grande rispetto. Cenide, segretaria di Antonia, madre di Claudio si era incontrata con Vespasiano quando egli nel 31 d. c. era entrato a far parte del Vigintivirato, carica minore, preludio al Senato. 
Oggi forse parlando di un uomo come Vespasiano, diremmo un uomo saggio, con solidi valori, con principi di equilibrio, desueti certamente da quello spaccato di I secolo dopo Cristo. E nonostante fu proprio sotto il suo Impero che la diaspora degli ebrei ebbe inizio, la posizione nei confronti della Giudea era più di principi ideologici e politici data dalla supremazia fra politica e religione che di avidità o di senso del potere.
E subito dopo la distruzione di Gerusalemme ad opera del figlio Tito, nel 71 d. c. si dedicò alla pace.
E di pace Roma aveva bisogno. Riprendendo le fila del secolo nel quale Vespasiano visse ed operò vediamo che 3 famiglie si succedettero alla guida dell’Impero Romano. Si era conclusa nel 14 la felice amministrazione di Tiberio che, per adozione di Augusto, a sua volta già adottato da Giulio Cesare, rappresentava la famiglia Giulia e ne aveva rispettato la tradizione.
Dopo la morte di Tiberio gli anni dell’Impero della famiglia Claudia, rappresentarono, con una limitata eccezione per il periodo in cui regnò Claudio, un periodo pesante e negativo per Roma. 
In particolare Caligola e Nerone ne debilitarono le forze, ne sperperarono le ricchezze e alternarono stravaganze a intuizioni e progetti, alimentarono la corruzione e i cattivi costumi. Fu solo la grande solidità che l’Impero Romano aveva raggiunto a non distruggerlo totalmente.
In questo periodo Vespasiano alternò i suoi successi militari in Germania e in Britannia, il consolato in Africa, il successo militare nella Giudea, le cariche onorifiche a Roma, con periodi di basso profilo, quasi di attesa inconscia, dovuti alle bizzarrie degli imperatori, in particolare di Nerone. Non a caso uno dei periodi di allontanamento di Vespasiano fu dovuto al fatto che si era addormento durante una delle “esternazioni” di Nerone. Ma anche nei periodi di fuoriuscita dalla scena pubblica, la sua indole, con termine moderno, diremmo imprenditoriale, o meglio manageriale lo riportava alla sua terra d’origine, e all’allevamento dei muli. Il rientro a corte fu dovuto allo stesso Nerone che nel 66 lo scelse per sedare la rivolta in Giudea. Bella la descrizione riportata dal nostro autore della conquista della Giudea. 
Si sarebbe avverata la profezia che Giuseppe, capo delle forze armate della Giudea, vinto da Vespasiano nel 67, e da lui graziato – in realtà già graziato dalla sorte perché dopo aver convinto i suoi soldati ad un suicidio collettivo, dato da un sorteggio per il quale ogni estratto sarebbe stato ucciso dal successivo estratto, proprio Giuseppe era rimasto come ultimo estratto – aveva annunciato a Vespasiano (cito il testo): “Tu sarai Cesare e Imperatore Tu e tuo figlio, legami e custodiscimi per te stesso perché tu sarai il mio padrone, ma sarai anche il padrone della terra, del mare e di tutto il genere umano”.
Vespasiano credeva alle profezie e ordinò di riservare un trattamento benevolo al prigioniero - che diventerà un suo liberto – autore de “Le guerre giudaiche”.
Non a caso l’elezione a imperatore da parte del Senato Romano avvenne solo due anni dopo nel 69 d. c., dopo la morte di Nerone e dopo un anno nel quale tre imperatori dalle legioni e di nessuna rilevanza politica. Dopo questo periodo di dissolutezza dell’Impero e di guerre civili, Vespasiano dà inizio alla gens Flavia. 
Si colloca come un imperatore anziano, saggio, sicuramente uno fra i più degni imperatori romani.
Il nostro autore indica Vespasiano come l’imperatore dalle umili origini, ma io vorrei aggiungere un Imperatore moderno.
Il denaro fu certo un punto di riferimento fondamentale nella vita di questo personaggio che, come imperatore sistemò le finanze di Roma con una oculata politica amministrativa che anche oggi parrebbe opportuno proporre.
Ecco alcuni punti della sua “programmazione” economica e politica.
- Riduzione delle spese del palazzo imperiale;
- Riassetto delle finanze, con l’imposizione di tributi alle province e il recupero di vecchie imposte non pagate;
- Rimozione di funzionari e amministratori non degli del loro incarico;
- Leva militare obbligatoria
- Diritto di cittadinanza allargato agli uomini delle province

E infine anche se tutti voi lo sapete, non posso non citare il famoso detto “pecunia non olet” da lui proposto al figlio Tito.
L’urina raccolta nei contenitori valeva bei soldi all’erario romano da parte dei tintori ai quali veniva venduta come materia prima utile per le tinture, e quindi era punito chi urinava fuori dai contenitori.
A fianco a questo le elargizioni in denaro lo salvano dalla accusa di uomo avaro. La promozione della cultura lo nobilita da una origine modesta, ma solidamente attenta al sociale, e lo guida nella capacità di mantenere i rapporti umani, anche di fronte ai nemici: 
- attenzione e rispetto per i re vinti;
- promulgazione di un editto sui privilegi dei medici e dei magistrati;
- fondazione di scuole pubbliche e di una I cattedra pubblica di istruzione superiore di retorica “ ben pagata”;
- costruzione di nuove strade
- costruzione del Colosseo
- strutturazione degli accampamenti

Emerge dal saggio di Nelli la figura di uno statista che operò nel settore pubblico e privato, abile nelle relazioni esterne, stratega militare, uomo tollerante e colto.
Il merito del saggio è di avere ben miscelato le particolarità storiche con gli aneddoti, con le citazioni di Svetonio, in una mirabile cornice storico culturale affascinante e avvincente. E’ sullo sfondo della epopea romana che emerge la figura di Vespasiano, che pare confermare la più radicata immagine del tipo di uomo italiano che, della forza e della cultura di Roma tra le sue radici e la sua identità.

Maria Ruini

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